Qualche volta lo sfondo delle nature morte era senza drappeggio: non si trattava di semplificare la composizione ma, inconsapevolmente, di creare un clima rarefatto, di sogno, come solo il colore puro e senza ombre sa suggerire.
E, spesso, l’atmosfera da sogno era ripresa, come ripetuta, dal ritmo morbido creato dall’ondulazione dei contorni: movimento ordinato, armonioso, senza squilibri.
Mentre preparava la composizione, l’Artista poneva sempre attenzione all’equilibrio dei volumi: quasi simmetrie, nulla di scomposto, nulla di eccedente ... la ragione voleva la sua parte, anche nel sogno!
Poi, spesso, non resisteva all’estro del momento: un ciuffo “disordinato”, uno squilibrio ricercato, una simmetria interrotta: l’irrazionalità dell’arte, l’esigenza interiore che prevaleva sull’ordine esteriore, una ventata di “sana follia” che scompigliava il tutto. E la composizione diventava originale, irripetibile, espressione personale del carattere e del sentire di quell’attimo: soltanto Lei poteva farlo così, e neppure Lei avrebbe potuto ripeterlo, in altro momento.
Ma se poi Le si chiedevano spiegazioni, non sapeva raccontarSi, non individuava le ragioni delle Sue scelte: “Mi piaceva così” – “E più non dimandare” ...