Uno dei paesaggi del primo periodo, in cui la leggerezza dei fiori contrasta con l’imponenza delle montagne; alberi d’ogni sfumatura fanno da intermediari.
Anche questa volta è l’originalità del taglio a conquistare: la montagna è tanto amata da non poter esser contenuta ma soltanto suggerita; la vista dall’alto sulla valle rende accattivante il prato in primo piano, sul quale davvero vien voglia di giocare ruzzolando fino al centro del quadro.
La luce è dovunque ma in alcun luogo, l’ombra non è ancora nell’esperienza, come nell’infanzia: tutto è chiaro e invitante, nulla troppo alto né troppo lontano. La luce del presente positivo.
Forse esistono pochi altri quadri, al mondo, che dedicano il primo piano ad un prato e soltanto lo sfondo ad alberi e ad un accenno di montagna: una rara prova di bravura risolta senza troppi particolari, con “impressioni” di pennellate che danno l’emozione dell’accoglienza, della morbidezza, dell’estate.