Gratitudine

olio su tavola h cm 30 x 40 firma “Chierego” in basso a destra.

Codice: A043

Data:

Collocazione:

Negli ultimi anni la buona Maria, che ogni mattina, col sole e con le intemperie, saliva lungo la stradina con un pezzo di pane fragrante per la colazione dell’Artista, a volte portava anche qualche fiore o qualche ramo del suo albero di “melette”, per ricreare un po’ di vita in quelle stanze solinghe. Così, la gratitudine di Nuzzi esplodeva in tanti “Che bello!”, “Che splendore!”, “Che profumo!”, “Che colori!”, “Ma guarda ....”, e di ogni cosa faceva meraviglia, e la Sua indole gioiosa e grata si apriva in un fiore dai mille petali...

E la gratitudine, per Lei, era spesso associata al colore giallo. Le sgorgava, spontanea, quando la primavera irrompeva con i primi boccioli d’oro – e in quel frangente pronunciava la parola “giallo” con uno slancio in partenza, quasi una “c” che subito cascava sulla “a” facendo quasi uno scoppio ... era il segno della vita che tornava a splendere!
E se pronunciava “oro” prolungava e apriva la prima “o”, come un’esclamazione ...
Sempre per Lei, amante di ogni colore e di ogni sfumatura, il giallo racchiudeva l’essenza della gioia, del positivo, della solarità, del calore, dell’entusiasmo. Una punta di giallo finiva sempre in quella parte del quadro che doveva splendere, risaltare, accendersi ... Se qualche parte doveva prevalere!

Nella Sua tavolozza, il giallo acido dell’invidia o della gelosia proprio non esisteva – ma non è una “laude in mortem”: era davvero così! Era profondamente grata di quel che aveva avuto nella Sua lunga vita e di quel che ancora aveva, e questo Le permetteva di essere benevola verso chiunque.
La gratitudine come via alla serenità! ...

Verso i novant’anni, la cataratta incombeva ... Per Lei, il massimo della penitenza! Così accettò il rischio dell’intervento, allora ancora poco praticato. Quando tolse la benda, guardò i Suoi quadri più recenti ed esclamò: “Ho sbagliato tutto!” – e fu presa dalla frenesia di correggere tutti i colori, “ora che li vedo bene”. Fu così che lo sfondo di morbido oro di questo quadro fu presto trasformato in uno sgargiante giallo, simile al drappo di base.
“Conversione” che durò poco tempo: ben presto i colori tornarono normali, e la Sua percezione, prima deficitaria poi esasperata, tornò ad allinearsi a quella altrui, e nuovamente corresse qualcosa, portandosi nell’anima un triste dubbio: è vero quel che vedo? Esiste una bellezza uguale per tutti? Oppure ognuno di noi percepisce la realtà a modo suo? Forse un Artista è soltanto uno che ha differenti percezioni ... Forse quel che io amo e riproduco non esiste ... Allora la Bellezza non è un Assoluto? Non coincide con la Verità? E’ dunque soltanto una “vanitas”?
La Verità ha tremato nel Suo lavoro ... Proprio a Lei, amante della Verità più che dell’Arte!
Un brivido, che ha fermato il Suo pennello a mezz’aria, ed è sembrato fosse per sempre ...

Poi, L’ha ripresa il “vizio” dell’Arte: tuffarsi tra armonie e colori, nascondersi tra luci ed ombre, perdersi in una sfumatura, morire in un contrasto, rinascere in un giallo ...
Giallo!




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