Una sedia di velluto, accanto alla finestra com’una volta, per cucire o leggere alla luce del giorno. La spessa tenda, scostata sul far della sera, ricopre la spalliera, drappeggiando lo sfondo.
Su quella sedia una valigetta, piccola piccola: l’incontro è per poco tempo ...
Ma l’accoglienza non è trascurata: un mazzo di semplici e colorati anemoni celebra l’affetto e l’attesa ...
Il tutto è rimasto lì, sulla sedia, dimenticato dall’urgenza dei saluti, immobile testimone ...
Quando la valigetta verrà aperta e i fiori dissetati, tutto sarà consumato e il ricordo si avvierà verso la partenza: la valigetta non sorriderà più.

Un trascurato pastello anni ’40, compatto di campiture e di ombre, la luce affidata a guizzi, la profondità a un sapiente disegno. La valigetta sembra sorridere, con gli occhi dell’antica chiusura a scatto e le labbra di una maniglia imbottita.
Come cappello, quell’incredibile mazzo ricoperto di carta quasi oleata (si usava allora, poco trasparente), con fiori che son poco più che macchie, ma si intuisce tutto di loro: tipo, forma, colore, stanchezza, futuro...
Pastello da far risalire alla prima epoca, quella dell’espressione genuina e accorata, che poco lasciava alla ricercatezza.